Gennaio, il mese della calma. Dopo le feste, i ritmi rallentano ed è bello riuscire a trovare un tempo per leggere o godersi quello che lo streaming video ci può offrire. Ecco cosa abbiamo intercettato.




(ROMANZO) La viaggiatrice leggera racconta il viaggio della venticinquenne Katharina von Arx che per andare da Vienna a Zurigo decide di fare il giro largo. Il 2 agosto 1953 si imbarca a Genova sull’Asia alla volta dell’Oriente e passa attraverso l’Egitto, l’India, la Cina, il Giappone e gli Stati Uniti. Pochi vestiti, un casco tropicale, pennelli, tavolozza e un ukulele. I soldi sono pochi, ma ci si penserà strada facendo. Tra una biciclettata a Napoli e un cocktail party a Calcutta, tra un teatro di Hong Kong e un ristorante giapponese di stretta osservanza – passando per la stampa indiana e la televisione americana – la viaggiatrice leggera si farà largo con candore ma senza ingenuità, in barba ai pregiudizi e al perbenismo delle società che attraversa. Una buona metà degli uomini che incontra si mette in testa di sposarla. L’altra si illude di poterla conquistare facilmente. Ma Katharina sa scegliere da sola (288 pag. 2019, isbn: 9788899793777)
Katharina von Arx (1928-2013) è stata una scrittrice e giornalista svizzera, autrice di romanzi e articoli dal forte mordente satirico. Pioniera al contempo del viaggio hippie anni Settanta e della leggerezza del turismo low cost, con il suo ukulele e un album da disegno intraprese un famoso giro del mondo in solitaria, che raccontò ne La viaggiatrice leggera. Divenuta un’apprezzata reporter, in una delle sue spedizioni conobbe il fotografo Freddy Drilhon, altro girovago incallito. Insieme riportarono all’antico splendore il castello di Romainmôtier, gioiello d’architettura gotica, costruendosi una dimora dove vivere e scrivere circondati da amici e artisti.
«La viaggatrice leggera è un diario di viaggio che consiglio a tutte quelle donne che temono di perdersi nel mondo ma che hanno il coraggio di affrontarlo ogni giorno anche tra i muri di casa.»
(SERIE TV) Mothers of penguins (Le mamme dei pinguini) è una serie polacca prodotta e distribuita da Netflix. La prima stagione è disponibile da novembre sulla piattaforma streaming e racconta la vita di una mamma sportiva professionista di MMA (Arti Marziali Miste) che si trova ad affrontare la diagnosi di autismo del figlio di sette anni. Kama si trova all’improvviso nel vortice di una vita con necessità che pretendono un nuovo equilibrio, raggiungibile solo attraverso la rielaborazione del suo passato, dei suoi rapporti famigliari e insieme alle famiglie di altri bambini e bambine che frequentano Wonderful World, la nuova scuola di Jas, tutte provate da una quotidianità dura, anzi durissima, ma anche accomunate dalla consapevolezza che fare gruppo, può dare la forza necessaria per affrontare le difficili prove che la vita ci propone.
Trailer -> https://youtu.be/4HWNWQc28_Q?si=_l88LImEMEc_JiJ4
(SERIE TV) Machosalfa (Maschi Alfa) è una serie spagnola distribuita da Netflix che esordisce sulla piattaforma nel 2022.
«Cosa vuol dire essere uomo? È sempre meno chiaro. Da sempre definiamo la mascolinità in base a ciò che un uomo non vuole essere. Di conseguenza la sua figura di riferimento è l’eroe solitario e insensibile che vive mille avventure senza impegnarsi con niente e con nessuno». La serie Machosalfa Inizia l’iscrizione a un corso per decostruire la mascolinità da parte di un gruppo di quattro amici. Un lungo percorso per abbattere gli stereotipi e rompere le abitudini maschiliste. Alla guida di questo progetto la regista spagnola Laura Caballero, affiancata dal fratello Alberto, autori della più grande fiction di successo della tv spagnola Aqui no hay quien viva (2003).
A prima vista Machosalfa potrebbe essere un elogio all’indipendenza femminile, all’esplorazione sessuale, alla coppia aperta, e invece parte da questi punti per focalizzarsi sulla reazione maschilista che ne scaturisce. Divertente e dissacrante come solo il cinema spagnolo sa essere.
(FILM) Joy è come gioia, ma anche come il secondo nome di Louise Joy Brown, prima “bambina in provetta” (per usare l’espressione che sintetizza il duraturo stigma contro la fecondazione in vitro), nata in Inghilterra nel 1978. Tratto da una storia vera, il film è ambientato nell’Inghilterra degli anni 70 e racconta il lavoro pionieristico del biologo Robert Edwards (premio Nobel nel 2010 per la ricerca scientifica e la scoperta della FIVET, la fecondazione in vitro) – insieme all’ostetrico Patrick Steptoe e all’infermiera e ricercatrice Jean Purdy, è ricostruito in due ore di speranze, fallimento, determinazione e vittoria che caratterizzano ogni gloriosa scoperta scientifica.
Il film si focalizza molto sul rapporto fra Jean e le donne che si sottopongono ai tentativi di fecondazione. Il film tratta molte tematiche delicate, dalla violenza domestica al ruolo delle donne nella società dell’epoca, dalle patologie (come l’endometriosi) alle questioni etiche e morali che gli stessi ricercatori si trovano a porsi.
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